Ha sempre affascinato e affascina tuttora l’uomo l’idea del mondo futuro.
I cambiamenti sono stati, soprattutto nell’ultimo secolo, talmente repentini e sconvolgenti, da stimolarci a pensare, spesso con spavento, a ciò che il mondo potrebbe essere fra 100 o 150 anni.
Questo tema, che Roberto Bruni assume a materia specifica del suo libro, diventa rischioso e terribile per la mancanza di certezze future, ma stimolante per il messaggio di forza e di partecipazione emotiva dell’autore ad una vicenda che riguarda l’umanità. Un dissidio, quasi insolubile, che Bruni tenta di affrontare attraverso una rielaborazione quasi a caldo di eventi vissuti e sofferti in prima persona, un’analisi fra realtà attuale e considerazioni anche di pura immaginazione, fra coscienza dolorosa del presente e inquietanti interrogativi sul destino del mondo che verrà.
E per poter fare questa analisi, Bruni si colloca dentro il flusso della vita quotidiana che egli esplora con adesione alle “storie”, spesso angoscianti, dei protagonisti, e con insofferenza, con lacerante e critico distacco nei confronti delle assurde decisioni e azioni di chi manovra i fili del potere ed esercita, con arbitrio, il diritto di violenza sull’uomo.
Un messaggio di forza, di ribellione e, forse, di disperazione che giustifica una scrittura che non punta ad un “periodare” letterario, artificioso, lambiccato, ma tende all’immediatezza del linguaggio parlato, familiare, discorsivo, per meglio rendere accessibile il pensiero dell’autore. E’ quanto accade soprattutto nella parte “romanzata” del libro, dove i fatti vengono appositamente alterati e deformati in una sorta di giochi degli specchi, tra presente e futuro, saldando concreti “traumi” vissuti dall’autore, impegnato a trovare, in un totale rifiuto della vita attuale, una fuga verso un mondo di elevata gentilezza morale, di possibile e gioiosa convivenza pacifica, o a constatare che non c’è via d’uscita se non in un mondo assurdo, di dolorosa e tragica insensatezza del vivere umano, di sconfitte esistenziali.
Una sorta, quinid, di radiografia di una condizione futura, con un’acuta riflessione su situazioni, verosimili o improbabili, ma sempre fortemente irrelate che trascorrono l’una nell’altra, con disinvoltura, se non con spregiudicatezza, di linguaggio, mettendo a nudo impietosamente le miserie, materiali e morali, dell’individuo.
E’ una calda costruzione di episodi, con scavi abissali fino alla radice del senso dell’esistere dell’uomo, sui cui Bruni pare indagare, affidandosi, come si può leggere nella prima parte del libro, anche ad una meditazione quasi di ordine filosofico.
L’arbitrarietà è un punto focale su cui egli insiste per affermare che il diritto di ognuno al piacere della propria libertà non deve, in ogni caso, ledere quello degli altri.
Si delineano in questa coraggiosa pubblicazione (che reca alla fine una preziosa documentazione per sostenere i diversi argomenti trattati) una complessità di situazioni, nate nell’ambito delle esperienze, del sapere e della “memoria” dell’autore, facendo assumere alla cronaca un rilievo fondamentale per giustificare le proprie idee, spesso in linea con il buon senso comune (l’etica della solidarietà, l’esecrazione della guerra, il disprezzo per la sopraffazione dei potenti) ma anche, talvolta, le proprie spregiudicate considerazioni, portate agli estremi, ma solo per necessità al dovere di difendere un possibile ordine morale e civile di cui Bruni sente ora la mancanza, il vuoto assoluto. Continui sono i richiami ad una maggiore responsabilità ed impegno dell’uomo, nel presente e nel futuro, per un arricchimento di coscienza e un possibile recupero della propria dignità.
Il libro sa offrire anche una testimonianza di verità dell’anima in dialoghi che toccano le corde degli affetti familiari. Dialoghi di tenerezza, di sogni che Roberto Bruni intrattiene con sua moglie, con un senso ora di piacere ora di timore, ma sempre con risonanze emozionali, intime. Con amore, il solo, forse, ancora in grado di cambiare e salvare il mondo.
Michele Fuoco – critico d’arte e letterario
…. Come potrà essere il futuro dell’uomo? L’autore nella prima parte del libro offre una serie di considerazioni sul mondo attuale per proiettarsi, nella seconda e terza parte del libro, in un futuro non molto lontano. La forma esclamativa ed interrogativa del titolo del libro indica chiaramente come il racconto si svolga tra certezze e preoccupazioni, tra entusiasmi ed abbattimenti, tra passioni e distacchi, tra realtà e fantasia…
… gli eventi sono di una tale partecipazione emotiva che l’autore ama affidarsi ad un linguaggio discorsivo, familiare, senza gli artificio del “periodare” letterario, per poter rendere con immediatezza il suo modo di pensare.Non mancano acute riflessioni, con le quali non sempre si può essere d’accordo, su situazioni, vicende,personaggi, materiali e morali dell’individuo. Si affronta ad esempio il problema dell’eutanasia, dell’esecrazione della guerra, del disprezzo per la prevaricazione dei potenti, e la denuncia sulla insensatezza del notro attuale vivere… E’ un libro che tutti avrebbero voluto scrivere….
da “Cultura e Spettacolo” città di Modena
…. Il mondo che verrà! Ilmondo che verrà? E’ un lavoro meritorio perchè tende a far comprendere che il vero sapere sta nella capacità di pensare con la propria testa. E’ una sferzata all’indolenza mentale, è un libro che avverte quanto la conoscenza debba essere intesa come il risultato di una autovalutazione riflessiva…. Al di là delle considerazioni proposte, tra realtà ed immaginazione, il libro è un romanzo che trova collocazione verso un lettore avveduto e privo di pregiudizi….
da Editrice Nuovi Autori